RESPIRAZIONE E PREGHIERA

“Una volta sei stato una pietra, una volta sei stato animale, e un umano vivente: tu adesso, diventa una vita”. JALÂL al-DIN RUMI

 

C’è un anonimo, sottile, costante ritmo del respiro che nutre ogni attimo della nostra vita.
‘Il tuo respiro è un orologio sacro’ dice Hafiz ‘perché non usarlo per dare cadenza alla tue preghiere?’
I misteri Orfici si rivolgono all’anima in questo modo: “Tu che vorresti respirare una volta ancora l’aria del paradiso, salve!”
Da millenni ogni tradizione religiosa utilizza il respiro per le sue pratiche: il rosario, le preghiere esicaste, i mantra buddisti e indiani, le preghiere degli indiani d’America, condividono tutti lo stesso ritmo respiratorio, lento, ritmato, ipnotico che conduce a una profonda armonia psicofisica.

Quando cerchiamo consolazione nella sofferenza, dobbiamo avere gli strumenti per poter entrare in noi stessi e trovare le giuste risposte, oltre l’identificazione con i problemi che hanno creato la sofferenza stessa.
Diventa allora importante entrare un uno spazio di silenzio perfetto in cui il pensiero si purifica e si desta ad un nuovo sentire.

Usiamo quindi il respiro per il nostro risveglio interiore, non consideriamolo unicamente come un qualcosa di meccanico e prettamente fisiologico.
Usiamolo per dare forza alla volontà, alla creatività, alla salute psichica.
Usiamolo per dare consapevolezza a quell’ io gentile e solitario che desidera varcare i confini della realtà ordinaria e spingersi in quello spazio di nobile consapevolezza che ci unisce al divino.
“Il respiro della vita è la consapevolezza della vita.” dicono le Upanishad.
Permettiamo dunque al respiro di non vagare e al pensiero di non vacillare dinanzi alle difficoltà del nostro cammino, ma schiudiamo mente e cuore a possibilità che mai forse avremmo preso in considerazione per la felicità della nostra anima.
Dice Teresa D’Avila: “Sappiamo di avere un’anima, perché l’abbiamo sentito e perché ce l’insegna la fede, ma così all’ingrosso, tanto è vero che ben poche volte pensiamo alle ricchezze che sono in lei, alla sua grande eccellenza e a Colui che in essa abita”.

Sveliamo dunque il nostro mondo interiore e abbandoniamo tutto ciò che ostacola il naturale anelito  verso il trascendente.
Non dissipiamo gli aspetti più nobili del nostro essere trasformandoli in pensieri distruttivi e azioni desolate.
La mente, le emozioni, i sentimenti, così come l’energia vitale devono essere al servizio dell’anima e non il contrario.
Facciamo dunque un salto di qualità per rinascere in virtù e sapienza, dando luce a tutto ciò che nutre, vivifica ed eleva, laddove il respiro può diventare il ponte di congiunzione tra l’io e Dio.

Renata Contini, 3 agosto 2019

Condividi: